Museo Etnopreistoria del CAI di Napoli "Alfonso Piciocchi"

Museo sulla preistoria in Campania e sulla civiltà pastorale, contadina, montana nel Mezzogiorno

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L'ossidiana

L’ossidiana è in genere di colore nero o grigio, ma si trovano anche ossidiane con venature verdi o rosse, come nel caso di quelle provenienti Nemrut Dag (Turchia)a seconda del contenuto di ferro.
L’ossidiana, rientra nella categoria dei vetri vulcanici, ed è tra i materiali più usati durante l’antichità sia per fabbricare lame taglienti sia per realizzare alcuni oggetti d’arte, inoltre per le sue qualità estetiche (lucentezza, durezza), è stata apprezzata oltre che per realizzare, spesso come sostituta della selce, attrezzi (coltelli, punte di freccia, raschiatoi, lame e rasoi), anche elementi decorativi come pendenti, statue, specchi e – come è noto - coltelli da sacrificio. Nelle fonti antiche è anche attestato l’uso dell’ossidiana, per pozioni magiche o ricette mediche e viene affermato il suo effetto benefico per la vista e per il viso. Inoltre sono state rinvenute ad Hacilar molte figurine femminili con gli occhi incrostati d’ossidiana. Essa permetteva di vedere oltre la morte, ed, infatti, si definisce spesso l’ossidianacome la “Pupilla degli Dei”, in quanto era supposta, in particolare nel mondo egizio, fare da tramite tra l’uomo e l’altro mondo. C’è chi vi riconosceva proprietà divinatorie e si costruivano sfere d’ossidiana attraverso le quali i veggenti potevano predire il futuro.
In Italia i giacimenti d’ossidiana si trovano sulle isole di Lipari, Palmarola, Sardegna e Pantelleria. Grazie alle recenti metodologie d’indagine è possibile ricostruire le vie commerciali dell’ossidiana che iniziano con una traversata via mare e proseguono con una catena di scambi via terra confermando un'ampia distribuzione territoriale, che ne ha fatto materia prima di scambio di notevole importanza nella Preistoria.
Le sale del Museo di Preistoria mostrano una serie di strumenti in ossidiana provenienti da siti italiani e africani, si potranno vedere soprattutto lame, raschiatoi e punte di freccia.Il periodo durante il quale il traffico dell’ossidiana risulta più attivo è testimoniato dal 3000 a.C. fino alla fine del IV-III millennio.
I percorsi commerciali coprivano lunghe distanze: infatti, si trovano testimonianze d’ossidiana che dalle Eolie raggiungeva le coste francesi o dalla Sardegna giungeva in Italia settentrionale, mentre il giacimento dell’isola di Pantelleria è l’unico che esportava l’ossidiana verso l’Africa settentrionale, dove i rari ritrovamenti sono localizzati soprattutto in Tunisia e nell’isola di Malta. Da una serie di studi risulta che l’arcipelago eoliano ha avuto un ruolo di primo piano nello sviluppo del commercio dell’ossidiana. Il centro protagonista spetta sicuramente all’isola di Lipari che alimentava il Sud e il Centro dell’Italia (Sicilia, Calabria, Puglia, Abruzzo); mentre la Sardegna (M.te Arci) esportava verso la Corsica, l’isola d’Elba, la Toscana, la Lombardia, la Liguria e probabilmente la Provenza (Dauphinè e Linguadoca) L’ossidiana delle isole Pontine (Palmarola), invece, è stata ritrovata in Liguria e nelle isole Tremiti nell’Adriatico.

 

Luigia Salino

Archeologa