Cannalonga – Vallone del Carmine
Nella seconda metà degli anni ’70 il Consorzio di irrigazione di Vallo della Lucania decise di realizzare degli invasi artificiali creando una diga poco più a monte del Cimitero di Cannalonga. L’obiettivo era quello di migliorare le possibilità di irrigazione durante la primavera / estate delle aree a valle.
Alcuni geologi (soci del CAI di Napoli) furono coinvolti nella fase dei controlli e dei rilievi necessari per valutare la stabilità geologica dell’area.
Furono, tra gli altri, studiati alcuni terrazzi fluviali nell'area NE di Cannalonga (e più precisamente a monte della chiesa Madonna del Carmine) e furono ritrovati i primi reperti preistorici realizzati in arenarie ricche di quarzo (quarzoreniti) e selce.
La costruzione degli invasi comportava la distruzione di numerosi terrazzi in tempi relativamente brevi.
Questa circostanza indusse il Gruppo Speleologico a realizzare il recupero (per quanto possibile) del materiale rintracciabile in superficie al fine di salvarlo dalla totale distruzione.
La fotografia qui riportata è stata scattata alla quota dei ritrovamenti dei terrazzi alti.
Si notano :
• la diga con il relativo invaso,
• gli abitati di Cannalonga e Vallo della Lucania sullo sfondo.
(A dare l’idea delle dimensioni e della profondità Enzo e Luisa Di Gironimo).
Dopo il recupero dei reperti vi fu una lunga fase di studio.
In questo caso (soprattutto nel secondo articolo pubblicato nel 1983) Piciocchi fa un grande sforzo di descrizione e catalogazione dei reperti.
E’ come se Piciocchi alla fine degli anni ’70 (dopo una lunga fase di studio) decidesse di passare ad una fase di utilizzo della tipologie definite dall’archeologo preistorico francese La Place.
Così arriva a descrivere 881 reperti e per buona parte di essi ad attribuirne la tipologia .
E’ questa una delle dimostrazioni del continuo sforzo compiuto da Piciocchi per tenersi aggiornato sulle teorie e tecniche della archeologia preistorica e della sua tenacia nei tentativi di applicare quanto appreso.
Vi è anche un’altra considerazione da fare di tipo ambientale.
La realizzazione dell’invaso del Vallone del Carmine è un esempio di quei piccoli invasi che negli ultimi anni vengono proposti come uno dei possibili strumenti per cercare di contrastare la scarsità delle piogge (indotta dai cambiamenti climatici).
Il Consorzio di bonifica ci aveva visto giusto, probabilmente a causa della forte richiesta di acqua per irrigazione delle Aree della Piana del Sele. .
|