Museo Etnopreistoria del CAI di Napoli "Alfonso Piciocchi"

Museo sulla preistoria in Campania e sulla civiltà pastorale, contadina, montana nel Mezzogiorno

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La civiltà pastorale nell'area irpino-sannita (Vincenzo Di Gironimo)

LA CIVILTÀ PASTORALE NELL'AREA IRPINO-SANNITA
(Il perché di una raccolta di etnopreistoria presso il CAI di Napoli)

La civiltà appenninica - in cui si inscrive la « civiltà pastorale » dell'area irpino-sannita - è un aspetto della civiltà italica che venne delineandosi verso la fine del secondo millennio a.C.

Secondo la teoria di S. Puglisi, da noi seguita, tale civiltà si inserisce nella cultura della « età del bronzo», intendendo con questi termini non un significato rigidamente cronologico - temporale, ma «il complesso delle caratteristiche di una civiltà, sorta in una specifica area», caratteristiche che vanno ben oltre i limiti cronologici attribuiti in genere a tale periodo.

A determinare tale «cultura» fu certamente, senza escludere altri fattori, l'ambiente bio - geografico.

Incominciamo col precisare che la civiltà appenninica si è sviluppata in genere sulla dorsale che va da Villa Casarini (in provincia di Bologna) alle ultime propaggini dell'Appennino campano-pugliese, dividendosi in tre gruppi fondamentali:

  • uno alto-toscano emiliano,
  • uno centrale (basso toscano – umbro – laziale - marchigiano)
  • ed uno meridionale (campano­pugliese).

Il gruppo da noi preso in esame e che ci interessa direttamente è il terzo (il campano - pugliese) e precisamente la stazione di Ariano Irpino.

Tracce di questa civiltà, come sostiene il Puglisi, si ritrovano a Capri e a Ischia, a Pertosa, Zachito e Latronico e, con un salto dell'intera Calabria, a Lipari, Panarea e Salina.

L'ambiente bio-geografico della fascia che comprende l'Alta Irpinia è caratterizzato da rilievi non molto alti (500-1000 metri circa) formati in genere da calcari, arenarie, sabbie, argille.

Le valli sono in genere solcate da corsi d'acqua che sfociano in altri fiumi o direttamente nell'Adriatico.

La vegetazione è costituita da querce, faggi e le aree boschive si alternano a distese di erbe, rigogliose nei vari periodi dell'anno a seconda delle altitudini e della natura del terreno.

Mancano le grandi asperità tipiche dell'alta montagna ed è quindi relativamente facile spostarsi dalla costa ai monti soprattutto seguendo i corsi d'acqua.

Vi sono in questa zona, quindi, le qualità più importanti per lo sviluppo del nomadismo pastorale: la presenza di ampie distese di erba, indispensabili all'alimentazione dei greggi. ricercati stagionalmente con la transumanza, e l'approvvigionamento idrico.

La relativa facilità dei passi Sella di Ariano (m •50), Col di Nusco (m 685), Sella di Conza (m 700) e la possibilità di comunicare tra le stazioni appenniniche apulo - materane e quelle campane del salernitano e delle isole ha fatto sì che si costituisse una civiltà più o meno omogenea in tutta la fascia.

È quel tipo di civiltà che viene definita « del Gaudo », dal nome della necropoli a grotticelle artificiali scoperte a Paestum, diffusa nella Campania e in modo particolare nel preappennino sannita (l'altro tipo di cultura, invece, diffusa dal Lazio al confine dell'Abruzzo e dal Trasimeno alle Alpi Apuane prende il nome di « Rinaldone », caratterizzato da tombe singole in anfratti o fosse terragne con scheletro rannicchiato).

Caratteristiche di questa civiltà sono le accette fatte di rame, pugnali triangolari, pugnali di selce e i vasetti di ceramica a superficie nero lucida.

Proprio nella nostra zona la ceramica dipinta (la Band - Keramik) ha avuto una notevole evoluzione soprattutto nei motivi decorativi il cui schema fondamentale - dice Puglisi - è costituito dal meandro e dalla spirale.

Ci sono state, per il passato, numerose polemiche circa il tipo di economia caratterizzante questa « civiltà ».

È stata sostenuta, in un primo momento, la tesi dell'agricoltura residenziale, ma successivi studi effettuati sui vari tipi di sepoltura; sulle stratificazioni esistenti nelle grotte, in modo particolare di quelle attraversate dai corsi d'acqua, e soprattutto sui reperti in esse ritrovati, hanno fatto propendere gli studiosi per la tesi dell'economia pastorale di tipo generalmente transumante.

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