Museo Etnopreistoria del CAI di Napoli "Alfonso Piciocchi"

Museo sulla preistoria in Campania e sulla civiltà pastorale, contadina, montana nel Mezzogiorno

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le grotte adibite al culto - la Piana del Sele e i 4 San Michele

INTRODUZIONE

 

1) Le grotte dedicate al culto in Campania

 

1. 1)  Il rapporto tra uomo e grotte

Vi è una riflessione che ricorre spesso quando si ripensa complessivamente al rapporto tra uomo e grotta  .

La grotta è stata la casa dell’uomo quando muoveva i suoi primi passi e non sapeva ancora costruirsi un riparo contro il freddo.

Quando col tempo ha imparato a costruire prima capanne poi vere e proprie case (che nella sostanza non differiscono radicalmente da quelle che abitiamo ora)

  • alcune grotte sono rimaste in uso per custodire gli ovini,
  • alcune sono state rifugio di briganti,
  • altre sono state abitate da eremiti che avevano scelto di cercare Dio lontano dagli altri uomini.

Alcune di queste ultime, col tempo, si sono arricchite di testimonianze di fede con costruzioni piccole o grandi a seconda dei luoghi e delle circostanze storiche.

E’ come se l’uomo stentasse a staccarsi dalla sua prima casa.

 

1. 2)  Le grotte dedicate al culto

 

Di particolare interesse è il fenomeno delle grotte dedicate al culto per la sovrapposizione di utilizzi e strutture e per l’attrattiva legata ai molti elementi naturali ed ambientali che le caratterizzano.

 

Le grotte di questo tipo, sono infatti dei luoghi naturali di per se stessi piacevoli e suggestivi.

Si tratta di solito di grotte

  • di sviluppo limitato,
  • ben esposte ed illuminate agevolmente dall'esterno,
  • che presentano solo un limitato stillicidio,
  • con ampia vista sul territorio circostante.

Luoghi ideali, in tempi molto lontani,

  • per provare un rifugio ospitale,
  • fornito di qualche riserva d'acqua,
  • ben difendibile da eventuali intrusi,
  • dove fosse piacevole sostare lungo un difficile percorso montano.

 

Ad elementi naturali di questo tipo, l'uso a scopo di culto ha aggiunto opere ammirevoli:

  • muri di terrapieno in posizioni arditissime,
  • opere di sostegno di massi vacillanti,
  • e poi altari, edicole, affreschi e gli altri segni più tipici del culto;

opere spesso di modesta qualità artistica ed architettonica, ma attentamente inserite in punti chiave della cavità, adattandosi e sfruttando l'andamento naturale delle pareti, del suolo e della volta, oppure evitando le zone più umide e cercando invece quelle più a lungo illuminate dai raggi solari attraverso rimboccatura.

 

I motivi di interesse e suggestione si estendono in moltissimi casi ai legami storici e sociali che questo tipo di luoghi hanno avuto nel passato con i paesi circostanti e con le popolazioni che li abitarono.

Tali legami non sono immediatamente rilevabili sul posto, ma sono più nascosti: sono da ricercare nei racconti degli abitanti o negli archivi comunali e parrocchiali o nei volumetti degli studiosi locali che hanno già svolto indagini in questo senso.

Il carattere più frequente di questi legami è da riportare al ruolo di santuari che molte di queste grotte hanno svolto ed ancora svolgono ed alla presenza di una comunità religiosa dedita alla cura di questi luoghi di devozioni.

I santuari più numerosi sono quelli dedicati a S. Michele Arcangelo e tale tradizione ha origine dalle apparizioni di quell'Arcangelo avvenute tra la fine del V e la prima metà del VI secolo in una grotta del Gargano, là dove oggi sorge il veneratissimo santuario di S. Michele Arcangelo nella cittadina di Monte S. Angelo.

 

1. 3) L’attività del Gruppo Speleologico della Sezione di Napoli sul tema delle grotte dedicate al culto

 

Nel Gruppo Speleologico inizialmente l’iniziativa fu portata avanti da Lucio Festa (che era stato professore di storia dell’arte alle scuole superiori) che illustrò le grotte più note in un dettagliato ed appassionato articolo comparso nell’Annuario speleologico 1974-75

 

L’attività riprese poi nel periodo 1980 -1983 con la costituzione di un vero proprio gruppo di studio[1] .

Si susseguirono, così, nell’arco di 3 anni 23 uscite con la rilevazione di altrettante grotte, delle più significative fu fornita una descrizione in un articolo comparso sul notiziario sezionale del marzo ‘84 .

 

Parte delle notizie raccolte nelle schede analitiche sono confluite nel volume “Grotte e speleologia della Campania”[2] in particolare nel capitolo curato da Umberto Del Vecchio (“Il catasto delle grotte della Campania”) e nel catalogo delle grotte (“Grotte naturali della Campania, elenco catastale completo” pag. 597 – 610).

 

Nei primi mesi del 2006 si pensò di organizzare una serie di seminari (nella sede di Castel dell’Ovo in occasione del Maggio dei monumenti) tra cui uno sul tema delle Grotte adibite al culto.

 

Da quel primo momento di riflessione gli obiettivi che si sono andati definendo sono :

  • aggiornare l’insieme delle grotte dedicate al culto con  nuove eventuali segnalazioni;
  • verificare lo stato di conservazione delle grotte già visitate in passato cercando di integrare le notizie;
  • riordinare l’archivio fotografico preesistente integrandolo con nuove foto;
  • raccogliere informazioni sulla storia locale dei siti dove sono collocate le grotte;
  • raccogliere e documentare le informazioni relative ai culti e tradizioni ancora attivi che interessano le grotte dedicate al culto;
  • cercare di trasferire materiali vecchi e nuovi su base elettronica in modo da facilitarne la conservazione e la diffusione.

 

1. 4) La creazione di una Rete

 

Nel riprendere l’attività di ricognizione è stata posta anche maggiore attenzione a cercare contatti nei comuni in cui sono situate le grotte dedicate al culto.

Questa attenzione nasce da una esigenza pratica.  E’, infatti, spiacevole fare lunghi percorsi su sentiero e trovare poi la grotta chiusa da un cancello o da una porta e non potervi entrare.

Aumentando man mano il numero dei contatti hanno incominciato a prevalere altre considerazioni:

  • i nostri interlocutori appaiono ottimi ed affezionati conoscitori del proprio territorio;
  • hanno una buona capacità nell’illustrare la grotta e le altre emergenze naturalistiche e culturali del loro Comune;
  • non sanno molto, invece, delle altre grotte dedicate al culto anche di quelle presenti nei comuni più vicini.

 

Dopo i primi incontri, è nata l’idea di distribuire nei successivi la presentazione in power point delle grotte rivisitate a partire dal 2006 in modo da diffondere le informazioni e migliorare così la conoscenza del fenomeno nel suo complesso.

Quando questo processo  :

  • di individuazione dei contatti per ogni grotta,
  • di diffusione capillare delle informazioni su tutte le grotte,

sarà completato, si potrebbe giungere alla costituzione di una rete.

Cioè, fare in modo che in ogni Comune in cui è presente una grotta dedicata al culto siano disponibili le informazioni (almeno sommarie) su tutte le altre con l’obiettivo di dare al visitatore uno sguardo d’insieme al fenomeno in cui è inserita la grotta che ha visitato in quella occasione.

 


[1] Gruppo grotte adibite a culto  anni 1980-1983   componenti:

Responsabili:

  • Alfonso Piciocchi: ispiratore, coordinatore, pubbliche relaz., dopo il 1983 “custode”
  • Rosario Paone: coordinamento uscite e documentaz., compilazione schede rilievo
  • Milena De Nardellis: ricerca storico-artistica, compilazione schede
  • Corrado Tamborra: documentazione fotografica

 

Altri: Carlo Piciocchi, Luca Piciocchi, Gianni Volpe, Patrizia Pelliccia, Maria De Feo, Antonio Cutilli, Carmen Regina, Peppe Amato, Gino Scarpa, Enzo Albertini, etc.

 

[2] Autori Vari edito in Avellino nel 2005